Il casale Margidirami, sito tra gli altri feudi della Chiesa Agrigentina, all’inizio del trecento era nella disponibilità di Giovanni Chiaramonte, lo stesso viene scambiato con il Castello Musciaro, e dopo alcuni tentativi di affitto da parte della Chiesa andati vani, determinante la mancanza di manodopera ormai in gran parte scomparsa dopo l’allontanamento delle etnie arabe ed ebree specializzate in lavorazione di canneti o di giardini e primizie, scompare.

Rimane nella memoria locale il termine “Margi”, che in arabo significa palude o prato.

I Chiaramonte agli inizi della loro espansione con la gestione del feudo Margidirami, trovarono un territorio quasi disabitato, ormai senza presenza di manodopera per il lavoro delle campagne, con presenze che si limitavano alla pastorizia.

Nel periodo arabo i casali Fauma, Ragabo, Durrueli, Margidirami e Ciuccafa occupavano l’attuale territorio del nostro comune e costituivano una grossa zona di produzione agricola; tutti i casali si collegavano ad una strada che partendo dalla foce del fiume Salsetto, si inerpica su un costone marnoso con numerose grotte utilizzate per ricovero animali, gira dietro Villa Ciuccafa e va ad immettersi nel percorso che va a contrada Margi.

Il feudo scompare intorno al 1400 inglobatosi nei feudi limitrofi.